Coronavirus: a che punto siamo e cosa c’è da fare

Anche alla luce del decreto appena emanato, che prevede misure di contenimento straordinarie per la Lombardia e altre province italiane, ANBI ritiene utile evidenziare le motivazioni che hanno portato il Governo ad emanarle e, soprattutto, a ricordare le BUONE PRATICHE da seguire in questa situazione che sono valide PER TUTTI, sia che vi troviate nelle aree interessate dal provvedimento sia che, per il momento, ne siate esclusi.

1) LA PRIMA COSA DA FARE. La pericolosità di un virus è determinata soprattutto dalla capacità del sistema sanitario di gestire i casi gravi che esso genera. In presenza di un nuovo agente, come in questo caso il SARS-CoV-2, il rischio che il sistema sia impreparato è più elevato perché si conosce molto poco del virus e della malattia che genera (#Covid19).

Per questo è PRIORITARIO fare tutto il possibile per ridurre il contagio, per rallentare la diffusione del virus ed evitare l’invasione degli ospedali con casi che sono ancora impreparati a gestire, in particolare se tutti concentrati. Come? Seguendo le indicazioni che vengono date dal Dipartimento Protezione Civile e dal Ministero della Salute. Abbiamo spiegato in dettaglio la cosa qui.

2) DOVE FA PIÙ MALE. Nel caso del #coronavirus, i dati che la Protezione Civile sta raccogliendo indicano che il principale problema della Covid-19 sta nel fatto che, in circa il 9% dei casi, è necessario il ricorso alla terapia intensiva per gravi problemi respiratori (ARDS) che richiedono ventilazione meccanica. I posti in terapia intensiva non sono posti letto normali. Sono pochi e crearne di nuovi non è sempre facile, in particolare il numero di macchine per la ventilazione meccanica è limitato e averne di nuove richiede tempo. Le terapie intensive inoltre sono già largamente occupate da altri malati che ne hanno necessità, ad esempio, per esigenze post-operatorie, o perché con quadri clinici critici (cardiopatici, oncologici, immunodepressi). I posti disponibili quindi per l’emergenza sono limitati. Abbiamo spiegato in dettaglio la cosa qui.

I dati ci dicono poi che i soggetti più a rischio sono anziani e/o con altre patologie. Esiste comunque un certo numero di pazienti (circa 1/3) che si presenta come particolarmente sensibile al virus pur non rientrando formalmente tra le categorie a rischio.

Per questo è FONDAMENTALE prestare particolare attenzione se si rientra nelle categorie a rischio, mentre, se non si rientra in esse, è comunque importante evitare il più possibile di essere veicolo di infezione per queste categorie. La chiusura delle scuole serve proprio a minimizzare il rischio che i bambini, cui la Covid-19 pare non generare particolari problemi, diventino vettore di infezione per categorie deboli cui spesso vengono affidati al di fuori delle ore scolastiche o con cui comunque entrano in contatto (e.g. nonni).

3) A CHE PUNTO SIAMO. Il punto in cui ci troviamo è critico. In molte aree del nord Italia l’onda d’urto per le terapie intensive è stata molto forte e rischiano di non farcela. Il che significa che i medici non saranno più in grado di seguire tutti e dovranno cominciare a scegliere chi curare e chi no. Proprio per aiutarli in questo difficile compito sono uscite nei giorni scorsi le linee guida della SIAARTI qualora dovessero trovarsi in questa eventualità. http://www.siaarti.it/

In diversi casi, sono già, da diversi giorni, stati rinviati gli interventi chirurgici non urgenti (per non occupare posti in terapia intensiva per il decorso post-operatorio) e ci si sta adoperando per trasferire in ospedali fuori dall’area critica i pazienti in terapia intensiva negativi al test per il coronavirus. Abbiamo spiegato in dettaglio la cosa qui.

Per questo è INDISPENSABILE smettere di minimizzare quanto sta succedendo bollando la Covid-19 come una banale influenza (quando avremo un vaccino e dei farmaci specifici forse lo diventerà, ma ora non abbiamo né uno né l’altro). Allo stesso tempo è necessario evitare di avere comportamenti irrazionali (ammassarsi sulle funivie, creare scuole alternative, riempire i locali da un lato, saccheggiare i supermercati, fuggire in treno, mentire ai sanitari dall’altro) e soprattutto condividere notizie non verificate (siano essi messaggi whatsapp, decreti non firmati, rimedi improbabili contro il virus – dall’acqua calda al ghiaccio, dalla propoli alla cipolla. No, nessuno di questi né degli altri “rimedi” che girano vi risparmierà dal contagio, solo il rispetto delle norme diramate dal Ministero della Salute).

Nella speranza di essere stati di chiarimento e di aiuto ve lo diciamo ancora una volta: rispettate le regole e condividete il messaggio.

Il testo del nuovo decreto:
http://www.governo.it/…/coronavirus-firmato-il-dpcm-8…/14266

Il sito del Ministero della Salute:
http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus

Ecco perché il Coronavirus non è una semplice Influenza

Poiché da diverse parti, alcune anche con ruoli scientifici di rilievo, si continua a sostenere che la Covid-19 sia del tutto paragonabile a una sindrome influenzale, come Associazione Nazionale Biotecnologi, riteniamo doveroso sottolineare nuovamente che così NON è.

Se si analizzano ad esempio gli ultimi dati completi disponibili per l’influenza (2018-2019) si può osservare si sono registrati ben 812 casi gravi, che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva, e 205 decessi (per i tecnici i dati sono riferiti a J10-11). Questo bilancio però riguarda tutte e 33 le settimane interessate dalla malattia, con un picco di casi la 5° settimana dell’anno, in cui si sono registrati 93 ricoveri in terapia intensiva e 23 decessi.

Quanto invece stiamo registrando per il coronavirus racconta una storia completamente diversa. Nella settimana 10 del 2020 si sono infatti registrati 351 casi che hanno richiesto la terapia intensiva e 131 decessi. Vale la pena di sottolineare: in soli 7 giorni. Quello perché si ha un raddoppio dei casi gravi, che richiedono la terapia intensiva, ogni 2,5 giorni, segno che la malattia sta diffondendosi molto rapidamente.

La settimana 11 ha contato 1672 casi in terapia intensiva e 1661 decessi.

Questo significa:

  1. che il SARS-CoV-2 mette molto più sotto stress il sistema sanitario rispetto all’influenza sia perché la percentuale di pazienti che necessita cure intensive è più alto, sia perché le necessita per tempi prolungati.
  2. che il numero di casi sta crescendo ANCORA troppo rapidamente e che questo mette realmente a rischio la tenuta del sistema, che si sta saturando velocemente (non solo in termini di posti letto e macchinari, ma soprattutto sul fronte del personale medico-sanitario).

Questo NON significa che chi si ammala finirà necessariamente in terapia intensiva o che il numero di decessi sia fuori scala (è bene ricordare che per complicanze secondarie da influenza (per i tecnici J12-18) si stima in Italia muoiano ogni anno tra le 8.000 e le 10.000 persone), ma che se non rallentiamo rapidamente la crescita dei casi che necessitano ospedalizzazione (attraverso la riduzione del contagio) non riusciremo a gestirli efficacemente.

Per essere più chiari: adesso la Covid-19 sta ancora salendo verso la linea rossa tratteggiata in figura (che rappresenta la nostra capacità di gestire l’emergenza) molto più velocemente di quanto noi non siamo in grado di innalzarla. Già ora diversi ospedali hanno cancellato tutti gli interventi non urgenti e ridotto all’osso le attività sugli altri reparti.

Se il virus dovesse riuscire a superare quella linea rossa le ripercussioni ci sarebbero non solo sui malati di Covid-19, ma su tutti coloro che hanno bisogno di assistenza sanitaria.

https://www.lastampa.it/cronaca/2020/03/05/news/coronavirus-in-terapia-intensiva-i-letti-sono-finiti-il-sistema-sanitario-e-al-collasso-1.38550946

https://www.la7.it/piazzapulita/video/coronavirus-dentro-il-reparto-di-terapia-intensiva-05-03-2020-311522

https://www.la7.it/piazzapulita/video/coronavirus-lintervista-integrale-di-corrado-formigli-a-massimo-galli-05-03-2020-311532

Cosa dobbiamo fare?

Semplice: solo 2 cose:

  1. smettere di condividere e diffondere informazioni non verificate, che minimizzino o che generino panico ingiustificato, e affidarsi a fonti tecniche credibili.
  2. fare ciascuno la propria parte per evitare di aiutare la diffusione del virus: seguendo le indicazioni che arrivano dalle Istituzioni e lavorando tutti assieme per abbassare l’onda che ci sta già colpendo. Solo in questo modo riusciremo a spalmare i casi che necessitano di cure intensive su di un arco di tempo più lungo, alleggerendo così la pressione sul SSN, facendogli guadagnare il tempo necessario ad innalzare la linea rossa, per tenerci tutti al sicuro.  

Il significato dei codici di malattia:

J10 -influenza, virus influenzale identificato

J11- influenza, virus non identificato

J12- polmonite virale non classificata altrove (esclude polmonite in influenza)

J13-polmonite da Streptococcus pneumoniae

J14-polmonite da haemophilus influenzae

J15-polmonite batterica non classificata altrove

J16-polmonite da altri microrganismi non infettivi non classificate altrove

J17-polmonite in malattie classificate altrove

J18-polmonite da microrganismo non specificato

Cose importanti da sapere sul #coronavirus

In aggiunta all’articolo pubblicato sul Coronavirus, vorremmo precisare che:

1) Dai dati diffusi dalla protezione civile appare evidente che la percentuale di ospedalizzazioni (e ricoveri in terapia intensiva) per chi è affetto da Covid-19 è molto elevato e che, se la progressione nella diffusione della malattia non rallenta, il sistema è a rischio tenuta. I posti di terapia intensiva in Italia sono circa 5.000. Di norma, circa il 90% è occupato da persone affette da altre patologie. Questo significa che i posti effettivi possono essere stimati in circa 500. In Lombardia i posti letto sono 900, con una disponibilità effettiva stimata di circa 90. Il fatto che oggi i ricoverati in terapia intensiva in Lombardia per Covid-19 siano 127 indica che questa Regione sta già facendo un grande sforzo per gestire la situazione che è tuttora in una fase esponenziale (vedi immagini sotto). Rallentare la malattia dunque non significa solo ridurre lo stress sul sistema sanitario, ma anche permettergli di attrezzarsi predisponendo ad esempio nuovi posti per la terapia intensiva.

2) Sebbene fosse già chiaro che non esiste un virus “padano”, l’Istituto Superiore di Sanità e il Policlinico Militare Clelio di Roma hanno sequenziato il ceppo italiano e quello arrivato in Italia con la coppia di turisti cinesi. I ricercatori hanno concluso, come già quelli dell’Ospedale Sacco prima di loro, che “il ceppo virale cosiddetto “lombardo”, cosi come alcuni ceppi isolati in altri paesi europei, presenta una elevata similitudine con il virus di Wuhan”. https://www.iss.it/?p=5334

3) E’ uscito un report a firma di Enrico Bucci (Temple University e membro del Patto Trasversale per la Scienza – PTS) e Enzo Marinari (Università La Sapienza) in cui emerge con chiarezza che l’epidemia in corso è ancora nella sua fase iniziale. Il tempo di raddoppio dei casi è stato stimato essere attorno ai 2,4 giorni. Non è il momento di abbassare la guardia e sospendere le misure di mitigazione, ed anzi i ricercatori suggeriscono di espanderne alcune ove possibile (ad esempio il telelavoro). https://cattiviscienziati.com/…/…/2020/03/Esponenziale-1.pdf

Infine, è importante attenersi sempre alle indicazioni del Dipartimento Protezione Civile e del Ministero della Salute.

Il Coronavirus va preso seriamente

Come Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani abbiamo scelto finora di non intervenire nel dibattito sul #Coronavirus per evitare di aumentare il rumore di sottofondo attorno alla vicenda, lasciando spazio alle comunicazioni ufficiali. Stanno tuttavia circolando in questi giorni diverse informazioni che riteniamo siano da stigmatizzare in quanto non fondate su evidenze scientifiche e che rischiano, se prese seriamente, di vanificare gli sforzi per contenere l’epidemia. A renderle particolarmente pericolose il fatto che a rilasciarle siano state anche personalità che per ruolo dovrebbero rappresentare il mondo scientifico. Ci sentiamo pertanto in dovere fare le seguenti precisazioni:

  1. La Covid-19 NON è una semplice sindrome influenzale. Se nella maggioranza dei casi può essere superata senza grossi problemi, nel 20% dei casi (un numero molto più alto rispetto all’influenza) si manifesta con sintomi gravi che necessitano di cure mediche. Questo vale in particolare per persone anziane, immunodepresse, o affette da malattie croniche.
  2. La Covid-19 NON è semplice da curare. A rendere la situazione più complessa rispetto all’influenza vi sono ulteriori due fattori: l’assenza di un vaccino che permetta di proteggere le fasce più deboli della popolazione e la sua capacità di sviluppare polmoniti non curabili tramite antibiotici (perché di origine virale e non batterica) e quindi molto più complesse da gestire.
  3. NON c’è un virus italiano. L’analisi dei dati raccolti fa supporre che il virus SARS-CoV-2 sia entrato in Italia dalla Cina già verso dicembre, periodo in cui si è registrato un picco di polmoniti anomale. Ad oggi NON esistono evidenze che esista un ceppo italiano del virus non correlato con il ceppo cinese, come sottolineano anche le ricercatrici dell’Ospedale Sacco che l’hanno sequenziato. Tale congettura è priva di qualsiasi fondamento.
  4. NON siamo ancora fuori pericolo. I dati indicano che stiamo entrando nella fase esponenziale in cui il virus si propaga molto più rapidamente (picco arancione in figura). In questa fase è fondamentale mettere in atto misure che riducano la capacità del virus di propagarsi rallentando la diffusione della malattia (picco azzurro in figura) per un unico semplice motivo: se il numero di malati cresce troppo rapidamente, ed il 20% di loro necessita di ospedalizzazione, in brevissimo tempo satureremmo tutti i reparti di terapia intensiva (come sta già ora accadendo in Lombardia), rendendoci incapaci di dare adeguato supporto a chi ne ha bisogno.

Per spiegare meglio la situazione in cui ci troviamo ora, pensate di costruire un muro anti-tsunami alto 20 metri (numero di posti in terapia intensiva e misure di contenimento) e di essere raggiunti da un’onda alta 25 metri (numero di malati che richiedono assistenza ospedaliera), è evidente che verrete sommersi (le terapie intensive non reggeranno e non riusciranno a dare cure adeguate a tutti), esiste inoltre anche il rischio che l’onda abbatta l’intero muro colpendo molte più persone, in particolare nelle fasce a rischio, aumentando ulteriormente il bilancio dell’epidemia.

Ecco perché è importante, soprattutto adesso, attenersi scrupolosamente alle indicazioni della Protezione Civile e del Ministero della Salute. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per abbassare l’altezza dell’onda ed evitare che il nostro sistema sanitario collassi. Evitiamo quindi di inseguire congetture che non trovano riscontri scientifici e che ci portano immotivatamente a sottostimare o esagerare i rischi connessi al SARS-CoV-2.

E, ovviamente, non dimentichiamoci di lavarci le mani, spesso (e di sostenere la ricerca, sempre!) ?

Il Portale del Ministero: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus

La pubblicazione dell’Ospedale Sacco: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1002/jmv.25723

Report che indica una presenza del virus già a fine 2019: https://cattiviscienziati.com/2020/02/28/il-virus-cera-gia-una-possibile-buona-notizia/

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